
Ultimo articolo: grazie
Buongiorno, (ex) laboratorianti!
Dunque, ci siamo. Questo è l’ultimo articolo del LAB. Andiamo per gradi.

Intanto, qui il lavoro fatto sabato:
Le slide della lezione ve le invierò in una mail cumulativa.
Qui l’ultima registrazione:
https://us02web.zoom.us/rec/share/QS0BfcMr2-FYKfTiGxiq9ff7u3cXFinZguKwPskUgCK7UcICw5OqI4EUyCp4i-CY.HV3NVMxMplMqrJzNCodice d’accesso: $2@9jd2f
Prima di tutto, vorrei dirvi grazie per esserci state e per avermi accompagnata in questa avventura (per me la prima di – mi auguro – un programma di formazione più intenso) che spero vi abbia lasciato qualcosa di buono. Il nostro lavoro, a volte, è difficile da definire. Che voi vogliate aprire una partita iva o che vogliate proporvi come redattrici interne è bene che restiate sempre consapevoli di una cosa: non siamo “pagate per leggere”.
Lo sento dire spesso, spessissimo. Troppo.
Lo so che molti lo dicono con leggerezza: che ci vuole a leggere? Mi pagano per leggere.
Ma non è così. Se la prendiamo con questa idea ci perdiamo ciò che davvero c’è di bello.
Il rapporto con le persone.
Imparare cose nuove.
Lavorare (anche) fino a tardi perché quel libro – a volte accade – è davvero qualcosa di magico.
Affezionarci ai personaggi.
Dover leggere cose brutte, pessime.
Discutere come vecchi amici con gli autori.
Scoprire quale mondo si nasconde dietro a un singolo libro.
E, allo stesso modo, non dobbiamo neanche credere che sia tutto un idillio. Perché – soprattutto quando si è freelance – non lo è. Il fatto è che non ci possiamo dimenticare di stare maneggiando materia creativa, di star lavorando con persona vere e non vere. Che è tutto in bilico, estremamente bello e pauroso.
Da bambina volevo fare la cassiera (e tante altre cose). Avevo intrapreso la strada di Legge, ma si è rivelata fin da subito la scelta peggiore. I libri sono stati un aiuto, dei compagni, una rivelazione. E lo sono ancora. Aiutare a farli diventare tutte queste cose anche per altri è quello che spero sempre di riuscire a fare quando edito. Ad oggi sto lavorando a un libro sui pirati. È davvero bello, alla fine ho quasi pianto. Ed eccola lì: la speranza che anche altri possano provare questa sensazione.
Ora, so che questo discorso non è dei più organizzati (e forse sensati), ma spero che dopo 27 ore (essì: 27) trascorse insieme possiate intuirne la ragione.
Vi chiedo un’ultima cosa: nell’area riservata troverete il modulo per la vostra testimonianza, mi farebbe davvero piacere che lasciaste la vostra opinione.
Detto questo: grazie ancora.
A presto!
Gloria