Buonasera, laboratorianti!
Vi siete riprese dall’approfondimento di ieri? Spero di sì, oggi saremo più leggere. Ne approfitto per ricordarvi che questo sabato 28 ci sarà la prima lezione bonus del laboratorio sulla conoscenza delle CE e il viaggio del manoscritto, dalle 10:00 a mezzogiorno.
L’articolo di oggi approfondisce un tema che troppo spesso, per chi lavora nel settore, rimane in sordina: la differenza (o eterna battaglia) tra gusto e oggettività.
Prima, diamo una definizione.
Gusto. Il gusto letterario comprende tutti gli elementi che coinvolgono il contesto narrativo come lo stile (inteso come fraseggio, uso delle parole, voce, ecc.), il genere, la persona narrante, i temi, le caratterizzazioni e le ambientazioni. Per esempio, il mio gusto apprezza particolarmente le storie generalmente dark, possibilmente introspettive con atmosfere o temi fantastici, ma anche da narrativa bianca, psicologica o narrativa horror introspettiva (vedi Jackson, James, Enriquez, Tartt, Pessl, Lessing, Ginzburg e Company) E, sempre il mio gusto, non è affascinato a priori dai gialli classici o spy story con atmosfere moderne.
Oggettività (o stile). Per oggettività e stile qui intendiamo l’oggettiva bontà del testo, a prescindere dal nostro gusto, e che comprende nella stessa misura tutti gli elementi del contesto narrativo citati prima. Potremmo chiamarlo anche oggettivo di narrazione oppure oggettivo di testo, a seconda delle correnti di pensiero.
Ora, chiariamo anche quali sono questi elementi, in ordine dal micro al macro.
Fraseggio. Come l’autrice utilizza le parole e che uso fa della sintassi (stile nella definizione comune).
Registro. A quale registro di riferimento l’autore si rifà.
Espedienti narrativi. L’utilizzo di analessi, prolessi, chiusura a cerchio, simbolismi, parallelismi, struttura narrativa in generale e simili.
Genere. Quale genere (o tipologia narrativa) sfrutta e, di conseguenza, quali temi approfondisce, secondo quali regole di genere (o non genere).
Atmosfera. Che tipo di atmosfera dettata da ambientazioni e “sensi” c’è nel romanzo, inclusa l’ambientazione e l’elemento culturale, sociale, politico.
Caratterizzazione e punto di vista. Chi è e come parla il/i personaggio o la/le personaggi.
Trama (fabula e intreccio, vari livelli inclusi). Come si svolgono gli eventi, come vengono presentati e quanto ne sappiamo del passato.
Temi e premesse. Che cosa vuole dimostrare il romanzo, e se lo vuole fare.
Ecco, tutti questi elementi rientrano nel gusto personale ma possono essere di buono o di cattivo stile, ovvero possono essere oggettivamente buoni o oggettivamente malvagi oppure, ancora, con un potenziale oggettivo/evidente/palese/incontrovertibile. Ricordate anche che questa “lista” può e deve essere suddivisa in un’infinità di sotto-punti.
Prendiamo il nostro romanzo. Analizzerò tre dei suoi elementi: fraseggio, caratterizzazione e temi.
Fraseggio. Qui abbiamo un elemento oggettivamente buono dove però troviamo delle lacune e delle debolezze da potenziare, e più nello specifico da chiarire (in riferimento anche all'espediente narrativo: descrizioni e movimenti meccanici). Potrebbe non rientrare nel vostro gusto, assolutamente sì, ma la bontà oggettiva le va riconosciuta. Il fraseggio è scorrevole, con punte evocative, ironiche e descrittive molto buone. Le immagini rispecchiano quasi sempre il mood, lo stato d’animo, del romanzo, con l’intento di mantenere alta l’attenzione (a volte riuscito, altre no), e analizzano l’interiorità dei personaggi in maniera abbastanza aderente alla realtà.
Caratterizzazione. Questo punto è oggettivamente potenziale. Abbiamo una base media di caratterizzazione (sia di Marta sia di Veronica, ma manchevole in personaggi come Gaia e il padre di Marta), e l’indirizzo della sfera emotiva delle due è potenzialmente buono, ma va approfondito. Eppure, c’è un’oggettività indiscutibile: con l’editing sarà nostro compito renderla al meglio.
Temi (e genere). Qui, invece, abbiamo un elemento oggettivamente malvagio perché non c’è un supporto abbastanza forte alle tematiche del romanzo (gli abusi, il nazismo, l’orrore ecc.) che le renda un elemento positivo o che concorre a creare coinvolgimento. I temi del genere non sono chiari, il rapporto tra gli atti è squilibrato, la tensione si perde nella superficialità dell’affrontare la risoluzione della storia.
Saper distinguere, dentro di noi, come professioniste, questi due concetti è fondamentale per evitare di dare suggerimenti di gusto quando non richiesti – o, peggio, confondendoli con suggerimenti di oggettività – e per riconoscere l’oggettiva potenzialità o meno di un romanzo. Ripeto: è fondamentale, sia per chi lavora come freelance per autori privati sia (forse soprattutto) quando si collabora con le CE nel caso della stesura delle valutazioni.
Ma come si fa? Leggendo o, meglio, leggendo in maniera critica.
Di lettura critica ne ho parlato moltissimo in giro fra blog (QUI) e pagina IG, quindi non mi dilungherò (e su questo tema si basa anche il progetto del GDL Creativa), ma lo ripeto: la lettura critica è una lettura di analisi che prende in considerazione i quattro pilastri narrativi per studiare il modo attraverso cui l’autrice o l’autore creano tensione, coinvolgimento, sfruttano gli espedienti, decidono la struttura, il punto di vista, il narratore e il narratario e tanto altro. A questo proposito, non solo la lettura dei libri vi aiuterà (nonché lo studio della critica letteraria), ma anche la lettura di recensioni ben scritte (BEN.SCRITTE. e ho detto tutto).
Se vi interessa, ecco alcune delle mie riviste/blog preferiti di recensioni e analisi:
Satisfiction QUI
Minima&moralia QUI
CriticaLetteraria QUI
Ecco tutto, per oggi.
Spero di esservi stata utile!
Per qualsiasi cosa sapete dove trovarmi,
Noi ci vediamo domani a lezione,
G.
p.s. un altro ottimo metodo per capire la differenza tra gusto e oggettività è parlarne con altre persone! Confronto, confronto, confronto!
Commentaires