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#5 – Gli atti narrativi e i livelli temporali.

Buonasera, laboratorianti!

Come state? Io vi chiedo scusa in anticipo per l’argomento non proprio “leggero” di questo lunedì – e proprio perché è lunedì – ma sono informazioni importanti per capire le strutture narrative. Dunque, veniamo a noi.

 

 

Oggi anticipiamo un tema che vedremo durante il laboratorio e che è fondamentale alla comprensione della struttura testuale narrativa, ovvero la suddivisione in atti e i diversi piani o livelli temporali di una narrazione. Andiamo con ordine.

 

La narrazione in tre atti è l’unica narrazione possibile in qualsiasi storia che si definisca storia narrativa, per l’appunto. No, non esistono altri metodi, e no, non si può scrivere alcuna storia se non utilizzando i tre atti narrativi. Lo so che può sembrare lapidaria come definizione, ma è la realtà dei fatti, ed è forse l’unica regola per davvero “incisa nella pietra” della scrittura narrativa. Aprite qualsiasi (buon) libro e vedrete che sarete sempre in grado di individuare i tre atti della narrazione.

 

In parole semplici, gli atti corrispondono a quello che abbiamo imparato sui banchi di scuola: inizio, svolgimento e fine. Nulla di più, nulla di meno. Sembra una banalità, lo so, ma spesso le trame che non funzionano sono in carenza proprio su questi punti così fondamentali. Ed è quello che accade a Monteluce dove l’atto “svolgimento” (II) e l’atto “fine/risoluzione” (III) sono superficiali, non equilibrati all’atto “inizio/introduzione” (I).

 

Ora: la costruzione in tre atti, ovviamente, può essere spezzata e ricomposta come preferisce chi scrive. Inoltre, nella narrativa contemporanea, una narrazione cronologica pura, che segua cioè i tre atti nell’ordine degli avvenimenti della storia, senza alcuna interruzione, spezzettamento o varie… è rara.

 

Cerco di essere ancora più precisa, seguitemi: gli atti della storia sono tre, ma possono essere sezionati in molte parti e disposti poi a tavolino nella narrazione come meglio si crede. Si tratta, quindi, della differenza fondamentale tra la fabula (ordine cronologico degli eventi), e l’intreccio (ordine in cui gli eventi, nel testo, sono presentati). Ad esempio, una narrazione potrebbe iniziare dalla fine, e riprendere poi l’inizio e lo svolgimento. Questo lo vediamo in Cime Tempestose (se avete seguito la MasterClass del GDL Creativa ne avrete la testa piena), ma anche in Monteluce. In più, gli atti possono essere spezzati. Quando, ad esempio, si inizia dalla fine, solitamente non si scrive tutto il terzo atto, ma la sua fine-fine o il suo inizio. È proprio quello che accade nel romanzo di Celeste: una parte del terzo atto (il falso prologo) è posta in incipit al romanzo che riprende la narrazione, poi, dal primo atto.

 

Mettiamo il caso di dividere il terzo atto in due parti. La seconda viene esposta come inizio della storia (nel nostro caso, l’interrogatorio alla polizia), poi si passa all’atto I (inizio cronologico) e all’atto II (svolgimento cronologico) e infine all’atto III parte prima, ovvero il come si sia arrivati a quel punto (nel nostro caso, il difettoso momento del rito satanico).

 

Nelle serie tv moderne questa struttura è la più utilizzata, soprattutto nelle serie thriller o investigative (per esempio in Le regole del delitto perfetto). E questa è più o meno anche la struttura di Cime Tempestose, di Monteluce, di Teoria e pratica di ogni cosa, di Dio di illusioni e di tanti altri testi. Ma le strutture possono essere, potenzialmente, infinite, per questo motivo leggiamo ancora libri sorprendendoci.

 

Ad esempio, dividendo il primo atto in tre parti e il secondo in due avremmo una struttura simile: parte 1 atto primo, parte 2 atto secondo, parte 2 atto primo, atto terzo, parte 3 atto primo, parte 2 atto primo. Sembra follia, ma il tutto sta non nel quando le cose avvengono (ordine cronologico=fabula), ma in qual è la chiave per capire il romanzo (ordine di esposizione=intreccio), e dunque come l’autore o l’autrice ci vogliono svelare le informazioni, e se questo crea tensione e coinvolgimento o meno. In quest’ultima ipotesi, probabilmente “la chiave della comprensione” si trova nella seconda parte dell’atto primo, che mettiamo appunto nel finale della storia. In Monteluce, questa chiave si trova nella prima parte dell’atto terzo, ovvero nel rito quando capiamo che Veronica spara a qualcuno.

 

Prima di passare ai livelli temporali, facciamo una distinzione importantissima tra presenta narrativo e digressioni. Quando parliamo di presente narrativo ci riferiamo a ciò che in narratologia si definisce “tempo del racconto”, ovvero il “modo e le forme in cui vengono presentate le vicende” e dunque la storia che ci interessa raccontare come principale nel testo. Quando parliamo di digressioni, invece, parliamo di flashback o informazioni passate che concorrono a creare la storia in maniera fondamentale ma non rappresentano la storia in sé, non fanno dunque parte del “presente narrativo”. Per esempio, in Monteluce la digressione su Andrea non fa parte del PN, ma concorre a creare la narrazione; lo stesso vale per l’infanzia di Veronica 8che però fa parte del PN quando viene raccontata attraverso il dialogo) e per altri elementi.

 

Ora, veniamo alla fabula e intreccio. La distinzione la conosciamo, quindi definiamo i “livelli o piani temporali”.

 

La fabula principale è la fabula, ovvero l’ordine cronologico degli eventi principali della narrazione in presente narrativo (la storia, insomma, che ci interessa per il finale presentato nel romanzo). A questa fabula principale si possono aggiungere infinite, o quasi, altre fabule. Secondaria, terziaria e così via. Di livello in livello, la fabula assume contorni sempre meno inerenti al presente narrativo della storia (la trama, quindi, che ci interessa), ma che comunque concorrono a darle senso. Questi elementi possono riguardare ricordi, sottotrame, atmosfere e tanto altro che concorre a creare, appunto, non solo un chiarimento alla fabula principale, ma anche il worldbuilding. Dunque, quando parliamo di “fabula principale” parliamo degli elementi di fabula del presente narrativo; quando parliamo di fabula secondaria, terziaria ecc. parliamo di elementi di “digressione”, come detto prima (Andrea, l’infanzia di Veronica, la nonna di Marta, l’amore tra Gaia e Gabriele ecc).

 

Lo stesso identico ragionamento si farà con l’intreccio, considerando però che le sue componenti sono relative alla struttura degli atti detti prima, cioè il come gli eventi vengono esposti sulla pagina e qual è la chiave di comprensione. Quindi, l’intreccio presenterà gli elementi del PN e della fabula principale disposti in un certo modo nel testo. Ad esempio, il falso prologo di Monteluce è un intreccio “primario” perché riguarda il PN importante per la narrazione, la storia che vediamo raccontata, così come è parte dell’intreccio primario l’incontro con Veronica al minimarket o la serata al Vortex. L’intreccio primario (o principale) dunque, riguarda l’ordine in cui gli elementi di fabula primaria (o principale) sono posti nella storia; e anche in questo caso ci sono livelli temporali sottostanti: l’intreccio secondario, terziario ecc. riguardano elementi in PN o in digressione e la loro posizione, come, per esempio, il momento in cui Gabriele ricorda l’episodio nel bosco (secondario) oppure il momento in cui Marta apre il pacchettino di semi (secondario).

 

Insomma, so che è un argomento complesso e che attiene alla narratologia, ma prima lo imparerete e meglio saprete interpretare le strutture narrative.

 

A proposito, ho tenuto delle lezioni aperte per UniPa in cui parlo di Cime tempestose e di scrittura: sono ancora disponibili gratuitamente da Intesalettere, le trovate QUI – le mie sono il sesto, il settimo e l’ottavo incontro.

 

Su questo argomento, vi consiglio qualche lettura:

Il testo narrativo di A. Bernardelli e Remo Ceserani, Il Mulino (in particolare Capitolo 2 pp. da 84 a 95)

Story, Robert McKee, Omero (in particolare Parte III, Capitolo 9, Capitolo 12 pp. da 271 a 277 e Capitolo 13)

 

Spero di aver dissipato qualche nebbia; nel caso, vi ricordo che sono qui per rispondere alle vostre domande, quindi sfruttatemi.

A domani con un altro approfondimento,

Grazie!

G.

 

p.s. se volete condividere la vostra esperienza del LAB sui social, con storie, estratti delle lezioni o degli articoli e quant’altro mi sarà di grande aiuto per promuovere la prossima edizione; quindi, fin da ora: grazie a chi lo farà!

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