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Immagine del redattoreGloria Macaluso

#25 – Elementi di fraseggio e di sintassi

Buonasera, laboratorianti!

Devo forse cambiare l’intro di questi approfondimenti? Preferite un “all’arrembaggio, laboratorianti”? Vedremo; oggi, intanto, parliamo di elementi di fraseggio.

 


Questo articolo, come molti, nasce da una vostra domanda in merito a elementi di fraseggio o di sintassi che possono rappresentare segnali d’allarme o errori comuni. Prima, però, sono necessarie due definizioni.

 

Sintassi: “La sintassi è una delle quattro partizioni fondamentali della linguistica (insieme con la fonetica, la morfologia e la semantica). Essa studia la struttura della frase, gli elementi costitutivi della frase, le associazioni di frasi, cioè le unità superiori alla parola.” (per approfondire, Treccani QUI)

 

Fraseggio: prendiamo questa definizione di musica, rendendola nello stile narrativo: Termini musicali più comunemente usati dagli esecutori per indicare la messa in particolare rilievo degli elementi espressivi del discorso musicale […]. Essa implica la delimitazione dei singoli elementi da cui risulta l’organismo dei motivi, secondo il ricorrere degli accenti, il flettersi dei suoni nel gioco delle varie intensità, il senso espressivo; insomma la formazione dell’arco melodico nel volgere della parabola espressiva.” (per approfondire, Treccani QUI)

 

Quando pensiamo agli elementi sintattici e di fraseggio del romanzo, dobbiamo sempre fare riferimento, almeno a queste due definizioni.

In aggiunta, dobbiamo pensare anche a:

ritmo (in relazione al contesto generale e particolare del romanzo e di singole scene, capitoli ecc.)

registro linguistico (in relazione al contesto generale e particolare del romanzo, dialoghi e descrizioni ecc.)

punteggiatura (a volte troppo poco considerata!)

 

Detto questo e apprese queste definizioni, veniamo al succo del discorso. Come per gli errori macro relativi spesso ai generi letterari, gli esordienti e gli aspiranti commettono, spesso, anche errori micro, quindi relativi alla composizione delle frasi, alla sintassi, al ritmo e al registro. Qui sotto cercherò di riassumere i più diffusi, inclusi i relativi “campanelli d’allarma”.

 

Gli incisi (o incidentali) sono interruzioni del discorso più o meno lievi (come può essere questa parentesi), che possono stare tra virgole o se di lieve entità anche libere nella frase. Per esempio, la frase che avete appena letto potrebbe invece essere inserite in un inciso: “…che possono stare tra virgole o, se di lieve entità, libere nella frase”. A prescindere però dalla “gravità” dell’inciso, in nessun caso si può omettere una delle due virgole. In Elementi di stile nella scrittura (QUI), leggiamo questi esempi scorretti:

 

Il marito di Marjorie, il colonnello Nelson ci ha fatto visita ieri.

(qui manca la seconda virgola dell’inciso dopo Nelson)

 

Mio fratello ne sarai felice, è ora in perfetta salute.

(qui manca prima virgola dell’inciso dopo fratello)

 

Di solito, gli esordienti dimenticano più facilmente la seconda virgola dell’inciso, quindi è bene non solo conoscere la regola ma prestarci grande attenzione, soprattutto in frasi particolarmente lunghe.

 

Uso eccessivo di frasi nominali, ovvero di frasi composte da soli sostantivi, senza il verbo. Spesso gli autori e le autrici esordienti ricercano una certa poeticità in queste frasi e in generale nel loro stile, ma altrettanto spesso ne abusano sforando il registro complessivo e lo stile complessivo del romanzo.

 

Uso dei pronomi relativi, spesso in maniera errata, e relativa concordanza: in italiano abbiamo tre pronomi relativi (che, cui e -il- quale). Che e cui sono invariabili, mentre quale è preceduto dall’articolo che, dunque, si accorda sia in genere (femminile o maschile) sia in numero. Maria la quale… Mario il quale… oppure I ragazzi ai quali… o Le ragazze alle quali… Attenzione, dunque, alla concordanza dei pronomi relativi (per approfondire, Treccani QUI)

 

Applicazione della normazione ortoeditoriale, anche quando non si è sotto contratto con una CE (come abbiamo visto), la normazione interna (in riferimento alla punteggiatura e alle maiuscole nei dialoghi ma in generale alla scrittura di parole o termini) deve essere internamente coerente. Stilate una normazione interna del romanzo e rispettatela (e fatela rispettare!)

 

Fraseggio superfluo o inutile, come spiega William Strunk jr nel testo sopra citato, “La scrittura vigorosa è concisa”. Non fate utilizzare due o tre parole quando ne basterebbe una (come ricorda anche Calvino in Lezioni americane QUI).

 

Non c’è alcun dubbio che = Senza dubbio/indubbiamente

Era ignaro del fatto che = Era ignaro che/Non sapeva

Suo fratello, che è socio della stessa ditta = Suo fratello, socio della stessa ditta

È un uomo che = È

 

Uso dei passivi e dei gerundi. Nonostante sia in completo disaccordo con al loro eliminazione totale tanto millantata dai guru della “scrittura immersiva” (che non vuol dire nulla, ne ho parlato QUI), è vero che il loro uso spropositato è un campanello d’allarme nella gestione dello stile complessivo. Stephen King in On writing (QUI, ma leggetelo solo se avete letto anche i suoi romanzi), scrive «[…] la voce passiva non fa paura. Evita di affrontare l’ansia dell’azione […] Credo anche che gli scrittori insicuri vedano un tocco di autorevolezza nell’uso dei verbi al passivo, un modo per conferire perfino solennità al loro lavoro»

 

Attenzione anche alle questioni di forma, come la coerenza delle maiuscole, l’indicazione delle ore e delle misure, il passaggio dei pov o delle scene con la doppia interlinea o il paragrafo bianco. A questo proposito vi rimando caldamente al Nuovo manuale di stile di Roberto Lesina QUI che è un prontuario preciso d’uso e costumi.

 

Altri elementi random da considerare:

– Frasi troppo lunghe e complesse, utilizzo spropositato di subordinate.

– Mancanza di virgole, punti, punti e virgola e due punti o uso scorretto generale.

– Frasi lasciate a metà, prive di verbo o soggetto chiaro.

– Uso eccessivo delle congiunzioni: e, ma, o soprattutto all’inizio delle frasi.

– Errori nella concordanza tra il soggetto e il verbo in termini di numero e persona.

– Uso improprio dei pronomi, che può creare confusione sul chi o cosa.

– Ripetere le stesse parole o frasi troppo frequentemente.

– Uso improprio o eccessivo degli avverbi.

– Frasi in cui le strutture parallele non sono mantenute, creando disarmonia.

– Uso eccessivo di aggettivi che appesantiscono il fraseggio.

– Errori nella struttura delle subordinate.

 

A questo proposito, esistono molti manuali e prontuari, vi riporto i miei consigli, oltre a quelli già citati:

Guida di stile, Luisa Carrada QUI

Struttura e sintassi, Luisa Carrada QUI

Scrivere bene, William Zinsser QUI

 

Ed ecco tutto! Se avete domande, come sempre, sono qui,

 

A presto,

G.

 

p.s. i manuali aiutano fino a un certo punto… per il resto (l’ho già detto?) dovete leggere!

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