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Immagine del redattoreGloria Macaluso

#21 – Errori di genere

Buonasera, laboratorianti!

Com’è andata la settimana di “vuoto” del LAB? Spero non vi siate dimenticate delle nostre Marta e Veronica: ci stanno aspettando. Oggi, però, parliamo di un altro argomento, suggerito da una delle vostre domande, ovvero gli errori più comuni suddivisi per genere. Mi spiego meglio.

 


Quando ci approcciamo a un autore o a un’autrice aspirante o esordiente, spesso dobbiamo fare i conti con alcuni bias, pregiudizi e stereotipi insiti non solo in chi legge ma anche in chi scrive. Ci sono dunque errori “comuni” ripetitivi, soprattutto suddivisi per generi, dettati dalla poca lettura (o dalla troppa brutta lettura) che chi scrive fa o non fa, riportando gli errori o la poca conoscenza del genere nel proprio testo.

 

Con l’esperienza li ritroverete e riconoscerete abbastanza facilmente, nel frattempo cerco di riassumere i principali in cui vi imbatterete in una lista qui sotto.

 

Genere fantastico

(onnicomprensivo dei sottogeneri, sia YA sia NA, inclusa, ovviamente, la fantascienza)

 

1. Worldbuilding incompleto o incoerente, ovvero elementi del sistema magico poco comprensibili (da dove viene la magia, come si forma, come si crea, si trasmette, che limiti ha?), incluse incoerenze logiche o mancanza di dettagli essenziali (la magia è genetica? Si può bloccare, esaurire? Cosa può fare e cosa no?) Mancanza, anche, di descrizioni atmosferiche-ambientali, geografiche del luogo (come è composto, come sono i luoghi, ci sono luoghi del potere?) e culturali (che tradizioni ci sono? Che culture? Diversi popoli? Specie?)

 

2. Personaggi stereotipati, soprattutto quelli femminili: donne (di solito ragazze) super-cazzute e ovviamente bellissime in grado di sconfiggere eserciti interi da sole, senza addestramento. O uomini (solitamente ragazzi), misteriosi e maledetti. Di solito, i personaggi piatti del fantasy non hanno un arco di trasformazione definito, tutto viene loro naturale e senza bisogno di aiuto. Gli archetipi abusati sono parte della colpa (l’orfano predestinato, la profezia eccetera), ma non tutta: gli archetipi non sono il male, è il loro uso e stra-uso, abuso, che è il male, privo di originalità.

 

3. Descrizioni e stile disonestamente ricercato, ovvero uso forzato di stile “falso-antico”, elaborato, medievaleggiante. Solitamente questo avviene anche in generi come lo storico o il romance (seppur a livelli differenti), ma spesso gli esordienti utilizzano un fraseggio fuori da loro, non proprio: quando si usano parole che non si conoscono solo per il gusto di mostrare, il risultato è spesso grottesco o imbarazzante. Altre piccolezze rispetto allo stile riguardano le scelte dei nomi (di solito sempre incomprensibili, o delle monete, delle giornate, delle ore, addirittura: il giro di clessidra, la luna, il tramonto eccetera).

 

4. Elementi incoerenti o errati, soprattutto negli high fantasy con ambientazione passata-antica o futuristica, come errori di ricerca (c’erano gli occhiali nel 1200? E il caffè era diffuso?) basati sul nostro mondo.

 

5. Mancanza di contesto e incoerenze di progresso, ovvero mancanza di riferimenti politici o economici, di evoluzione (soprattutto nella fantascienza) e di struttura del progresso: se siamo nel 2050 è credibile immaginare il teletrasporto? E se sì, come? Quale arco ha portato a quel progresso? Lo stesso può valere nei distopici o nei post apocalittici.

 

Genere rosa

(inclusivo di tutti i sottogeneri, YA e NA)

 

1. Scene di sesso immature, piene di peni, membri, brividi e teste all’ingiù. Il sesso è tra le cose più difficili da scrivere, seppur sottovalutato: provare per credere! Le scene di sesso nei romance sono spesso imbarazzanti, meccaniche (togli la maglia, metti i pantaloni ecc.) e l’utilizzo del lessico è complesso (diciamo cazzo, pene, pisello? Vulva, vagina, fiore? Che cosa usiamo?) per questo molto dipende dal target (YA o NA) e dall’obiettivo della scena, nonché dal tipo di sesso: dolce, aggressivo, con amore o con odio, riparatore eccetera.

 

2. Innamoramento veloce, ovvero poco approfondito: i due protagonisti si innamorano senza un vero motivo e manca la caratterizzazione del loro rapporto (un po’ come avviene con Marta e Veronica!), mancanza di punto focale del conflitto oltre all’amore (che cosa muove, singolarmente, i due personaggi?) e uso troppo frequente del trope del “trio”, di solito una donna e due uomini.

 

3. Personaggi stereotipati, anche qui, in merito ai personaggi e assenza di conflitto personale (detto sopra): solitamente i personaggi femminili sono a. dolci e remissivi o b. aggressivi e maliziosi, senza sfumature, senza ambiguità, ovvero senza profondità. Lo stereotipo del macho e della donzella in difficoltà funziona ancora (lo farà sempre), ma bisogna prestare attenzione all’originalità.

 

4. Descrizioni e luoghi, ovvero uso delle descrizioni di occhi, occhiate, ghigni, sorrisi, gemiti, ripetitivi e simili, tutti uguali e ripetuti, privi di profondità e complessità, atti solo, spesso, a mostrare il fisico, tralasciando il carattere. Inoltre, la cattiva abitudine (questo vale per tutti i generi) di ambientare le storie in luoghi mai visti o sui quali non c’è stato abbastanza studio (storie rosa scritte da autori italiani ambientate all’estero contengono moltissimi errori di cultura, politica, tradizione ecc.)

 

5. Finali, climax stemperati, finali scontati, pregnancy trope e altri trope forzati, chiusura a lieto fine a tutti i costi; climax mancanti, nessun conflitto tra l’amore e il contesto (ovvero il momento di tensione massimo rappresentato da una posta in gioco bassa, e quindi scontato, poco coinvolgente).

 

Genere giallo, thriller, horror

(e relativi sottogeneri, solo NA)

 

1. Trama prevedibile, soprattutto per quanto riguarda l’indagine, e poca tensione narrativa; mancanza di climax o colpi di scena ingiustificati (l’assassino è il maggiordomo!)

 

2. Sospetti ingiustificati, ovvero lo “spuntare” dell’assassino non tra i personaggi presentati all’inizio ma da un personaggio spuntato “alla fine” (un esempio, per me pessimo, è La mia prediletta), mancanza quindi di elementi di indagine necessari (come accade in Monteluce).

 

3. Realismo e correttezza, ovvero mancanza di realismo nelle indagini anche a seconda del Paese in cui ci troviamo (in Italia quanto tempo ci vuole per un esame delle impronte, di sangue, l’intervento dei RIS? E in Ungheria?), nonché correttezza dei gradi (commissario, maresciallo, ispettore) e dei documenti (rapporti, verbali ecc.)

 

4. Motivazioni e alibi deboli, ovvero motivazioni di colpa poco giustificate (l’ho ucciso perché l’amavo) nel tessuto della narrazione, o alibi deboli (ero al bar) che stemperano la tensione e, in generale, mancanza di coinvolgimento e mistero o di spessore dei personaggi.

 

5. Orrore immaturo, fatto di sole ombre, voci, movimenti, senza il perturbante dei personaggi e non rispecchiato dalla caratterizzazione stessa dei protagonista, mancanza quindi di una posta in gioco alta (questo vale in qualsiasi romanzo) e di una tensione narrativa efficiente.

 

In generale, è chiaro che per individuare queste problematiche bisogna aver letto moltissimo, dei generi di riferimento, e in generale, nonché essersi confrontati con tanti scrittori e scrittrici per capire l’origine di queste problematiche. Ecco, infine, una lista di elementi generali da attenzionare, a prescindere dal genere:

 

o   Dialoghi poco credibili, troppo ragionati, meccanici. Provate a leggerli ad alta voce.

o   Mancanza o eccessivo uso di beat di dialoghi che non aggiungono valore (come descrizioni del contesto o caratterizzazione dei personaggi).

o   Conflitti interni o esterni deboli, come personaggi che non hanno uno scopo, un obiettivo o non vengono posti di fronte alla loro più grande paura.

o   Finali di corsa, come vediamo in Monteluce, poco giustificati.

o   Mancanza di creazione di relazione (come vediamo in Monteluce) tra i personaggi principali.

o   Personaggi non necessari (fratelli, sorelle, amici, parenti) che non tornano nella narrazione.

o   Punti di vista immotivati, cambi di POV errati rispetto alle informazioni da dare.

o   Registro linguistico inadeguato sia nel narratore sia nei personaggi, rispetto sia alla storia/genere/target sia alla conoscenza dell’autore/narratore.

 

Ed ecco tutto, per oggi!

Ovviamente, se avete dubbi, considerazioni o domande (o volete approfondire un genere specifico), scrivetemi: sono qui per voi!

A presto,

G.

 

p.s. ricordatevi che la classificazione di generi è per la maggior parte dei casi una catalogazione arbitraria a scopo di mercato: molti elementi sono intercambiabili e, anzi, dovrebbero esserlo di più!

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