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Immagine del redattoreGloria Macaluso

#15 – I princìpi dell'editor

Buonasera, laboratorianti!

Rieccomi con l’articolo di approfondimento di oggi, al quale tengo molto. Parliamo dei princìpi “deontologici” dell’editor. In calce all’articolo, inoltre, trovate risposte random alle domande che mi avete posto negli ultimi giorni.

 


In 3+1 punti, ecco come la penso.

 

1. Capire prima di cambiare. Ovvero leggere, rileggere, chiedere e confrontarsi. Le domande, spero di avervelo trasmesso, sono la base del lavoro sui testi. Senza il confronto, lavorare a un editing è inutile, se non dannoso. La prima lettura dovrebbe essere neutra, il meno possibile suggestionata dalle spiegazioni e giustificazioni autoriali (per questo consiglio di rimandare la call approfondita a dopo la prima lettura integrale); la seconda lettura, a seconda del testo, dovrebbe invece incentrarsi sul post-confronto, dunque frugare nei significati che l’autrice, dopo la chiamata, ci ha spiegato e/o che abbiamo colto e discusso con lei. La terza lettura è l’editing vero e proprio, che può suddividersi in tante sotto-letture (almeno due), e lavorare attivamente sul testo (è ciò che stiamo facendo noi, a primo giro). L’ultima lettura, invece, è la cosiddetta “rilettura finale”, ovvero il controllo delle imperfezioni, prima della revisione e della cdb (quando richiesta e preventivata).

 

p.s. ovviamente, leggere è l’imperativo fondamentale, credo di non dovervelo dire.

 

2. Onestà nel lavoro. Onestà per quanto riguardo il testo e la sua possibilità di essere editato (no, non tutti i romanzi possono affrontare un editing), e onestà per quanto riguarda la propria formazione e competenza. Non leggete romance? Non editate romance. Non leggete horror? Non editate horror. E così via. Ogni genere ha bisogno di tantissimo studio per essere lavorato, quindi o siete editor e lettrici onnivore oppure vi specializzate (pur restando valido il discorso già detto di fare una bella infarinatura generale, prima e durante, comunque e sempre). Ovviamente, poi, la parola “genere” sta diventando sempre più riduttiva; la narrativa bianca, ad esempio, non può in alcun modo essere incasellata in un genere, come non dovrebbero esserlo la maggior parte dei romanzi – ma questa è un’altra storia.

Dunque, onestà nei prezzi, nella tipologia fiscale di collaborazione e nelle tempistiche reali. E onestà nella possibilità reale e credibile del romanzo. In più, fondamentale: onestà nella capacità di poter gestire un determinato stile, nel non appiattire o snaturare la prosa.

 

3. Sensibilità, prima di tutto. Okay, questo potrebbe essere un punto squisitamente personale, ma sono dell’idea che condividerlo non possa fare male. I libri sono, per chi li scrive, come parti di sé date in pasto a sconosciuti. Siate sempre delicate, sensibili, senza rinunciare all’onestà. Testate il terreno, senza tirarvi indietro, e cercate di capire quanto e come dire, quanto e come svelare, all’autrice, del proprio testo, ciò che lei non vuole vedere.

 

+1 le persone professionali, professioniste o meno (qui non fa differenza), non denigrano o demonizzano le colleghe. Le persone professionali, con le quali avere il piacere di lavorare, fanno valere la propria opinione senza schiacciare quella di altre. Per questo tengo molto alla libertà, fondamentale, del metodo diverso, in rispetto, ovviamente, delle basi tecniche.

 

Veniamo ora elle vostre domande.

 

1. Raffaella: Cara Gloria ho letto ora l’approfondimento “Lettura critica”. Molto interessante, è proprio un argomento che ho a cuore. Ti volevo chiedere: non sono certa di aver ben capito l’uso dei post-it rettangolari. Ho capito che hai abbinato un colore a ciascuno dei pilastri narrativi ma poi, in pratica, come li posizioni? Prendiamo ad esempio lo stile: quando metto il post-it? Quando evidenzio una caratteristica particolare, peculiare dell’autore? Non sarebbe meglio sottolineare o prendere un appunto a margine? E quando inserisci invece i post-it quadrati? Il mio dubbio è che mi verrebbe da mettere i post-it relativo si pilastri in ogni pagina, perché quasi in ogni pagina riscontrerei i pilastri. Forse mi sarebbe più chiaro con un esempio pratico.

 

1. Gloria: Cerco di essere il più precisa possibile! I post-it colorati (rettangolari) li inserisco per comodità, perché è più semplice ritrovare i punti nel testo quando ci devo ritornare per studiare o spiegare il romanzo. E sì: sono inseriti molto spesso, direi almeno uno ogni 10/15 pagine, poiché in un romanzo i pilastri narrativi sono ovunque e la nostra capacità deve essere quella di “riconoscere” i momenti più importanti o che potrebbero avere importanza nel corso del testo. Ovviamente, questo è molto più semplice quando parliamo di riletture. Vi farò vedere in pratica domani a lezione con il romanzo che sto studiando per il GDL. Per quanto riguarda i post-it “quadrati” sono semplicemente di comodità per riflessioni, pensieri, approfondimenti rispetto a quanto possa (non) essere comodo il margine del libro. La capacità di riconoscere il “momento” per inserire il post-it o in generale segnalare un elemento si apprende con il tempo e la lettura, ma soprattutto dipende dallo scopo di quella lettura/analisi. Lo rivedremo!

 

2. Sara: Avrei anche una domanda sulla questione editing/revisione di traduzioni, ti è mai capitata una situazione del genere? In questo caso quanto si può intervenire sul testo dato che c’è già stato un lavoro di interpretazione?

 

2. Gloria: Per quanto riguarda le revisioni di traduzione dobbiamo sempre ricordarci che si tratta di revisioni, appunto, e non di editing. Il compito del revisore di traduttore è assicurarsi A. che il traduttore abbia fatto bene il suo lavoro (e quindi è importante la conoscenza della lingua), B. applicare una correzione logico sintattica, quando necessario. C. assicurarsi che il traduttore/traduttrice abbia reso al meglio possibile la traduzione (ad esempio – banalmente – “a blessing in disguise” è letteralmente una “benedizione sotto mentite spoglie” ma magari, nel contesto del romanzo, potrebbe essere tradotto con “non tutti i mali vengono per nuocere”). Ovviamente questo ultimo punto dipende dal grado di approfondimento della revisione richiesta, dato che il lavoro in questo senso è esclusivo compito del traduttore o traduttrice, quindi magari suggerimenti del tipo devono restare, appunto “suggerimenti”; nei commenti, in forma di domanda, e non come revisione interna. Infatti, per rispondere bene a Sara: il lavoro di interpretazione non è compito del revisore, ma possiamo comunque segnalare cose che non ci tornano.

 

3. Lucia: Come sempre, ti faccio anche una domanda (che poi è più una curiosità) collegata all’ultimo articolo che hai postato sul blog: dopo tanti anni che svolgi questa professione, il modo di leggere critico ti viene in automatico o riesci a staccare il cervello da editor e vestire i panni di una semplice lettrice che si vuole godere un libro? Se sì, come fai?

 

3. Gloria: Questa è una domanda abbastanza difficile. La mia risposta, pensata, è: sì e no. Mi spiego: è per me ormai impossibile non avere “occhio critico” durante la lettura – infatti non leggo senza una penna in mano, anche per i libri della biblioteca (con un quaderno, ovviamente!) – e non notare errori, incoerenze, non farmi domande, non apprezzare la bellezza o la bruttezza di qualcosa. Questo “meccanismo” della mia testa (che potrebbe essere solo mio, non per forza è così per tutte!) scatta in maggior misura quando il testo A. è brutto o B. non mi piace (ma non per forza è brutto). Al contrario – ed è questa una sensazione bellissima – quando il libro e lo stile e la storia e i temi mi piacciono e sono belli (un ultimo esempio è Il piccolo amico di Donna Tartt) questo occhio critico resta vigile ma per le cose belle, appunto, in una scoperta di “meraviglia”. Dunque non “infastidisce” la mia lettura, ma al contrario la rimpolpa, la rende più bella, più profonda, più attenta e, in certi casi, anche funzionale al mio lavoro: perché cerco il bello nei libri, i buoni espedienti, gli esempi dei migliori. Non dovete avere paura di “snaturare” le vostre letture, sarete solo più capaci di riconoscere le cose davvero valide e di conoscere meglio i vostri gusti.

 

Ed ecco tutto, per oggi.

Noi ci vediamo domani al LAB!

Buona serata,

G.

 

p.s. ci sono tanti altri princìpi, ben più specifici, che saltano fuori durante il lavoro. Se nel mezzo del laboratorio vi vengono domande in merito a questo o ad altri articoli: chiedete!

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