#13 – Consulenze a chi scrive
Buonasera, laboratorianti!
Mi sento quasi in colpa per l'esercizio di ieri! Spero che l'articolo di approfondimento vi abbia chiarito le idee, ma, lo ripeto: se ci sono domande sono qui.
Oggi, però, parliamo d'altro.

Al termine di un editing (a volte anche prima dell’editing stesso) vi capiterà di ricevere questa domanda: e adesso che ci faccio?
Già, perché il dattiloscritto corretto, editato, formattato e riletto diventa per gli autori quasi come un fornello a gas perennemente acceso: pericolo di esplosione.
Solo pochissimi non vogliono pubblicare, o pensano che non sia il momento adatto. Quasi tutti si ritrovano con una patata bollette fra le mani.
Dunque, anche qui possiamo (se vogliamo) essere un punto di appoggio. Perché il nostro lavoro può differenziarsi anche con le consulenze.
E la consulenza più richiesta risponde al bisogno di sapere dove, quando e come inviare il dattiloscritto.
I punti sotto sono i maggiori (ma non gli unici) canali di pubblicazione o per pubblicare. Potrete offrire una consulenza separata rispetto al lavoro di editing o di valutazione ai vostri autori oppure includerla, dall’inizio se vi viene chiesta, nel preventivo per l’editing.
Una postilla prima di lasciarvi alla lista, anzi due. La prima riguarda lo studio: non ci si improvvisa consulenti così come non ci si improvvisa editor. Meglio avere delle basi solide di studio (vi rimando sempre all'articolo sulla filiera), e meglio avere, magari, qualche contatto. La seconda, invece, riguarda i vostri obblighi: tutelatevi, la vostra consulenza non deve mai (MAI!) promettere una pubblicazione o il successo dell'opera stessa, mi raccomando.
Case Editrici.
Ovviamente, gli autori sanno che possono inviare il testo alle CE, ma spesso non sanno né come né a quali. Infatti, i patatrac con mail in copia, spicy inviati al Saggiatore e saggi scientifici inviati alla Newton sono (quasi) all’ordine del giorno. In realtà, alcuni inviano i testi anche a chi palesemente (me compresa) non è una casa editrice.
La vostra consulenza potrebbe basarsi sulla scelta delle Case Editrici più adatte all’invio del testo (e voi saprete discernere le migliori poiché avrete letto il testo e poiché avrete studiato le CE). Non solo, potrebbe basarsi anche sul modo migliore per proporsi alle case editrici, sinossi, presentazione ed e-mail incluse. Di questi argomenti è probabile che ne parleremo alla lezione bonus in maniera approfondita. Se avete domande specifiche vi prego di inviarmele via mail, così cercherò di prepara dei documenti i più vicini possibili ai vostri dubbi.
Autopubblicazione.
Lavorando con un autore, che è una persona, vi renderete conto, a grandi linee, di che tipo di agilità egli/ella abbia nei confronti del marketing e, in generale, del signor Internet, come lo chiama mia zia. Io lavoro con autori ottantenni dalla penna squisitamente matura, ma che non sanno pubblicare neanche un post su Facebook. Dunque, è chiaro che a loro, se non sotto supervisione, non potremmo opzionare questa come possibilità nella rosa di scelte – a meno che non abbiamo le solidità economiche per permettersi un ufficio che si occupi di tutto.
Ad altri, invece, sì. Quando, però, questa scelta può essere esposta?
Unicamente nel momento in cui voi avete la certezza assoluta che l’autore si può impegnare per pubblicizzare il testo e creare un oggetto (chiamiamolo anche così, ché questo è) vendibile. L’autopubblicazione, inoltre, non è la seconda scelta, ma una scelta consapevole che l’autrice o l’autore fa sapendo a cosa va incontro. Prima di tutto, a dei costi vivi. Poiché, se non se ne occupa personalmente (e non potrebbe comunque fare tutto), è necessario rivolgersi a professionisti esterni: grafici, editor, uffici stampa, uffici marketing, impaginatori et similia. Presenziare ove possibile alle fiere, parlare del proprio testo, trovare blogger, bookblogger, bookstagrammer, booktoker e chi più ne ha più ne metta che parlino del libro – e bene, possibilmente. Quindi, anche costi in termini di tempo e impegno.
Dunque, tutte queste variabili, alla domanda e ora che ci faccio? Devono essere sempre prese in considerazione ed esposte.
Agenzie letterarie.
Le agenzie letterarie, in Italia, diciamolo, campano principalmente sulle schede di valutazione* di testi che non pubblicheranno. Niente da ridire, ovviamente, poiché possono benissimo prendere una fetta di mercato dei service editoriali e farla propria (poiché era loro, dapprincipio). Ma è bene che che l’autore lo sappia: la scheda di valutazione dell’agenzia raramente porta a una rappresentanza del testo, ed è a pagamento. Ci sono, però, anche gli invii gratuiti alle Agenzie, che hanno tempi di attesa lunghi quanto quelli delle CE, e che potrebbero essere un’opzione perlomeno non dispendiosa per l’autore. Inoltre, alcune Agenzie aprono a periodi di ricerca folle di manoscritti, e con il giusto impegno (e il giusto libro) anche gli agenti si interessano degli aspiranti autori.
Il tutto, sempre, a seconda del testo.
* un appunto su questo aspetto. Considerate il lavoro dell’agente: rappresenta un libro, spende un anno a proporlo agli editori senza vedere un centesimo (poiché il contratto di rappresentanza non si paga), poi magari riesce a piazzarlo, e deve aspettare un altro anno prima che il libro sia pubblicato; poi il testo viene pubblicato e deve aspettare almeno sei mesi per il rendiconto delle royalty e, finalmente, prende la mastodontica percentuale del 4-9% sulle royalty già misere dell’autore. È chiaro quindi che si può campare bene solo se rappresenti Rossella Postorino, Vera Gheno, Gianrico Carofiglio, Matteo Bussola, o il Papa.
***
Spero di aver dato un’infarinatura sufficiente, di questi punti ne potremmo riparlare alla lezione bonus, ma per ora concentriamoci sul nostro romanzo.
A domani!
G.