Buonasera, laboratorianti!
Come sempre, grazie per la bella lezione di ieri, direi che stiamo prendendo un buon ritmo!
Vi ricordo che l’esercizio N4 è stato caricato nella cartella Drive del LAB, e che la scadenza della consegna è lunedì 14 alle 18:30. Trovate anche la registrazione della LEZIONE di ieri, 9 ottobre, nel file libero sempre nella stessa cartella Drive del LAB, nonché il romanzo aggiornato.
Vi ricordo anche che mercoledì 23 non ci sarà lezione, perché terrò la MasterClass su La nostra parte di notte per il progetto di scrittura e lettura creativa del GDL. Se volete saperne di più cliccate QUI (come laboratorianti avete diritto a uno sconto del 15%).
Dunque, veniamo a noi.
Durante queste prime lezioni abbiamo parlato moltissimo di lettura critica e di domande generative. Le due definizioni le diamo velocemente.
Domande generative, o potenzianti, ovvero quelle domande poste nei commenti o durante il confronto con l’autrice che hanno lo scopo di far riflette l’autrice/autore stessa sul proprio testo, sulle potenzialità e sulle sue motivazioni, così da farla ragionare per trovare soluzioni migliori delle nostre.
Lettura critica, ovvero quella lettura non solo di piacere ma di studio che analizza i quattro pilastri narrativi (trama/struttura, personaggi, atmosfera e stile) allo scopo di andare oltre la superficie della storia, verso le motivazioni e l’utilizzo degli espedienti narrativi.
Andiamo con ordine e diciamo, prima di tutto, che porre domande generative senza aver applicato una lettura critica è molto complesso, se non impossibile. La lettura critica è quindi alla base della capacità di chiedere le cose giuste così da far ragionare l’autrice sulla propria storia (in maniera giusta).
Ma come si fa?
Lo dico senza giri di parole: non esiste un unico modo, né uno corretto sopra a tutti (diffidate di chi vi dice il contrario) per analizzare un romanzo. È lavoro da critici (per questo vi consiglio la lettura di libri che spiegano la critica; recentemente minimumfax ha pubblicato Come funziona la critica QUI di James Wood, che trovo molto valido) e come tale è una forma d’arte, anch’essa, e quindi personale.
Dunque, ciò che vi riporto qui sotto è il mio metodo, e nella sua struttura più ampia.
Prima leggo il romanzo in un colpo, per avere un’impressione, la prima e più importante impressione (ne ha parlato anche Stefano Izzo in un’intervista che gli ho fatto a febbraio QUI), che mi dà un senso di “sentire”. Questa lettura è quanto di più vicino alla lettura di “piacere”, quella sui libri che compro e leggo perché mi piacciano e nient’altro. Se ho qualche appunto, tipo una frase particolarmente riuscita, una scena di grande tensione o altra emozione X la segno direttamente sul testo.
Ah! Postilla fondamentale prima di proseguire: abituatevi a scrivere sui libri. Sì, mi avete capito: scrivere sui margini, sottolineare, colorare. Non volete rovinare le vostre copie? Bene: potete comprarne un’altra usata oppure utilizzare i post-it trasparenti o normali, ma dovete utilizzare le mani. Questo penso sia fondamentale al di là del vostro peculiare metodo.
Il secondo passo è la rilettura con intento critico. Io solitamente utilizzo dei post-it colorati (sì, tipo quelli del #booktok) per ogni pilastro narrativo + la peculiarità del testo. Ad esempio, questo è il lavoro che sto facendo attualmente su La nostra parte di notte.
ROSA: personaggi (e tutto ciò che includono come caratterizzazione, trasformazione, simbolismo ecc.)
VERDE: atmosfera (e tutto ciò che include dall’ambientazione al folklore)
VIOLA: stile (voce autoriale, uso delle parole ecc.)
ARANCIONE: trama e struttura (espedienti, digressioni, pov ecc.)
+ BLU: orrore, famiglia, sacrificio e potere (che sono i temi centrali di questo particolare romanzo).
Questo mi aiuta, una volta conclusa la rilettura a individuare le parti importanti del testo riguardanti quegli argomenti ma, contemporaneamente, mi obbliga a ragionare durante la lettura come se avessi davanti un oggetto di studio. Quindi, mi pongo moltissime domande. Vi riporto qui sotto una lista generale che potete utilizzare per analizzare le vostre storie.
· Perché il romanzo ha questo incipit?
· Perché questa determinata frase/scena (nel caso di un pov completo) è messa in bocca a questo determinato personaggio?
· Come ha fatto l’autrice/autore a generare questo senso di tensione, paura, felicità, malinconia, ironia ecc. in questa frase/scena/capitolo?
· Che espediente ha utilizzato l’autore/autrice per nascondere e rendere interessante il mistero fino alla fine?
· Quali sono le “briciole” (pistole di Cechov) e dove sono posizionate rispetto al mistero?
· Qual è il passato del personaggio/protagonista e perché è importante nella narrazione?
· Quali espedienti narrativi rendono le frasi di questa scena/capitolo veloci, lente, riflessive ecc.?
· Qual è il messaggio che l’autrice/autore desidera far passare con questo dialogo/atmosfera/azione?
· Perché il romanzo ha questo explicit?
A questa analisi si possono aggiungere dei documenti di appendice, come eventuali alberi genealogici o “mappe” se non sono presenti nel testo, che di solito scrivo nelle pagine di riguardo finali (sotto l’esempio: lo so, è brutto. Ma è funzionale!)
Ora, detto questo, una volta che avete letto criticamente il romanzo è chiaro che le domande generative saranno più semplici e vi verranno più spontanee. In realtà, la lista sopra detta ne comprende alcune. Trasformate:
· Come mai inizi con questa scena? Cosa volevi comunicare?
· Come mai questa frase/scena/pov è data a questo personaggio? Volevi mostrare qualcosa di preciso?
· Qui volevi comunicare tensione, mistero, felicità emozione X?
· Questo elemento ci serve per capire il mistero/segreto della trama/personaggio? Se sì, avevi altre opzioni per farlo capire/non capire?
· Perché il protagonista si comporta così? Oltre a ciò che è scritto, ci sono altri elementi della sua caratterizzazione (passato, speranze, gusti ecc.) che conosci e che potrebbero esserci utili?
· Con questa frase/scena/capitolo/romanzo vuoi far passare un messaggio o un simbolismo o, addirittura, una morale?
· Questo finale è pensato per dare quale sensazione al lettore?
Insomma, le domande generative, dopo la lettura critica, servono a far pensare, ragionare chi ha scritto sia sul testo sia su ciò che nel testo non c’è o non è espresso al meglio, ma c’è invece nella sua mente. Perché, ricordatelo: il romanzo sta più lì, nella mente dell’autrice, soprattutto nelle prime fasi, che sulla pagina. È nostro compito tirarlo fuori!
Per oggi è tutto, se avete domande più specifiche non esitate a chiedere! Via mail, su TG o su Instagram come preferite.
Buon weekend!
A presto,
G.
p.s. l’analisi del romanzo che vedete sopra è molto approfondita, infatti vi ho parlato del mio metodo “ampio”. Non dovete ogni volta fare un lavoro simile, per ogni editing o storia, ma avere presente i pilastri e le domande, quello sì.
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