Buonasera, laboratorianti!
Avete visto “Cally” nel video su IG? Ditemi che non è bellissimo! Lasciando da parte il grande protagonista di Monteluce, oggi parliamo della differenza tra l’approccio con “nuovi autori” e “autori navigati”.
Dunque, sarà un discorso a strati, quindi seguitemi.
Quando ci approcciamo per la prima volta a un’autrice, magari proprio attraverso la sua richiesta di una prova gratuita, ci troviamo di fronte a questa situazione:
a) non conosciamo la persona con cui abbiamo a che fare (è aperta ai cambiamenti? è spiritosa? è permalosa? è introversa, estroversa? le piacciono le metafore? le odia? ecc.)
b) non conosciamo il testo/romanzo*
c) abbiamo a disposizione pochi materiali, che di solito riguardano la sinossi e qualche cartella del romanzo (spesso, l’incipit).
Quindi, è ovvio dire che la nostra situazione è “superficiale”, ovvero noi conosciamo superficialmente il romanzo e la sua autrice. In merito al punto b)* vale la pena approfondire. Quando iniziamo un lavoro di editing, la prima e fondamentale cosa da fare è leggere integralmente il romanzo, perché non esiste editing che non abbia presente l’intera storia. Per questo motivo, prima di tutto, quando affrontiamo una prova gratuita e non abbiamo letto tutto il romanzo, dobbiamo lavorare “in punta di piedi”. Cosa significa? Che con solo tre/cinque pagine non possiamo capire il conflitto, per esempio, o l’evoluzione della storia. E se ci mettiamo a suggerire “questa frase non ha senso, meglio scrivere così…” invece di dire “come mai questa frase? Non trovo un grande senso, me la spieghi?” rischiamo di incappare in figuracce o errori o mancanza di profondità del lavoro, perché l’autrice potrebbe risponderci “questa è la frase di personaggio X che scopriamo essere morto nel capitolo Y e ha grande importanza”. Quindi, quando affrontiamo una prova gratuita, dobbiamo – sempre e comunque – prediligere le domande e non le soluzioni. Per questo motivo i commenti sono uno strumento fondamentale, più delle revisioni (in questa prima fase).
Ora, mettiamo invece il caso di aver letto tutto il romanzo (come con Monteluce), quindi di avere consapevolezza della storia, ma di non aver ancora avuto modo di interagire sul testo con la sua autrice. Ovvero: Celeste, attualmente, ha risposto a pochi commenti, quindi noi abbiamo ancora poca consapevolezza di come si muove l’autrice sul testo stesso, che cosa preferisce e che cosa no; dove possiamo intervenire con più forza e dove dobbiamo restare indietro o essere più delicate. Attualmente ci ha inviato solo delle prime considerazioni, non abbastanza per capire veramente in che modo lavora sul romanzo, che cosa predilige nelle storie, in che cosa è molto ferrata e che cosa, invece, non vuole affrontare. Certo, possiamo intuirlo dal testo stesso (per esempio, sappiamo che è brava con l’ironia, che le sfuggono troppi aggettivi, che è brava con le immagini descritte, che pecca di approfondimento della storia, che ogni tanto esagera con la lunghezza delle frasi ecc.), ma non sappiamo ancora come sarà la sua reazione al lavoro sul testo, quali modifiche possiamo proporle tranquillamente e su quali dobbiamo invece arrivare larghe, magari con sensibilità e leggerezza. Questa è la prima fase dell’editing che richiede, ancora, cautela. Nel corso dell’editing, osservando e comprendendo le sue risposte e il suo atteggiamento, impareremo a dialogare con Celeste e con il testo in maniera molto più fluida. Impareremo a conoscerla.
Questo avviene sia nel corso del lavoro (di solito, dalla metà in poi) sia con autrici con il quale abbiamo un rapporto di lunga data, magari perché lavoriamo ai loro romanzi da anni, a saghe, racconti ecc. Dunque, a mano a mano, le domande e i chiarimenti si trasformeranno in suggerimenti con “polso più forte”, in modifiche senza commenti, in lavoro più “intrusivo” sul testo.
Se, per esempio, ad oggi le chiediamo “perché questo profumo di menta su Veronica?”, fra qualche lezione e dopo qualche risposta, noi editor avremo capito che spesso dei dettagli del testo hanno motivazioni troppo astruse o complesse o che non tornano più, quindi il nostro commento si trasformerà in “questo profumo di menta non torna, lo eliminiamo o lo spieghi aggiungendo qualcosa”.
Ancora, se, per esempio, oggi le chiediamo la differenza tra Calli e Cally, in un prossimo romanzo, in una situazione simile, le chiederemo direttamente di uniformare, perché avremo contezza che si tratta di un refuso e nulla di più.
E ancora, se, per esempio, oggi chiediamo a Celeste perché Marta sembra “insofferente a Monteluce” solo nella prima parte del testo, in un prossimo romanzo le diremo “non rendere questo nuovo personaggio X troppo simile a Marta o a Veronica” poiché avremo contezza dei suoi personaggi precedenti e delle dinamiche delle precedenti storie.
Dunque, per riepilogare. Quando affrontiamo una prova gratuita o quando lavoriamo per la prima volta a un editing con una persona che ancora non conosciamo, dobbiamo:
1. prediligere le domande alle soluzioni
2. non dare per scontato che accettino ogni tipo di modifica
3. prediligere i commenti alle revisioni
4. sondare il terreno delle preferenze e delle attitudini dell’autore/autrice
5. offrire più opzioni alla soluzione di un problema evidente
Su questo ultimo punto è bene ricordare che questo atteggiamento vale (quasi) sempre quando lavoriamo a un editing, anche con autori navigati. Ovvero: quando proponete una modifica o date un suggerimento è fondamentale ricordarvi, da una parte, di motivare sempre il vostro commento e, dall’altra, di offrire più soluzioni in modo tale da rendere quel suggerimento anche generativo. Con la speranza che, insomma, dai nostri suggerimenti l’autrice tiri fuori qualcosa di migliore.
Spero aver dissipato un po’ di nebbia!
Se avete altri dubbi, però, scrivetemi: è un argomento ampio e se ne può discutere ancora.
Noi ci vediamo domani a lezione!
Buona serata,
G.
p.s. il laboratorio è pensato sì per lavorare al testo, ma anche per ottenere strumenti universali; quando editiamo parlo spesso di “cose che accadono sempre” o “autori alle prime armi”: immaginate quei commenti come delle pillole di lezioni frontali! Sono applicabili universalmente al nostro lavoro!
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