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#12 – Atti, fabula e intreccio

Buonasera, laboratorianti!


Com’è andato questo lunedì? Lo so, è una domanda retorica, spero vorrete perdonare questa ironia tetra. Ma veniamo a noi.



Visti i dubbi che ho percepito/letto sulla seconda consegna dell’esercizio per oggi (grazie a chi l’ha già inviato, la scadenza è alle 20:00 di stasera), ho deciso di approfondire l’argomento già qui, se poi ci saranno altre domande ci riserveremo un po’ di tempo mercoledì.


Dunque, cerchiamo di capire cosa sono i tre atti e perché sono fondamentali, prima di tutto.


La narrazione in tre atti è l’unica narrazione possibile in qualsiasi storia che si definisca storia narrativa, per l’appunto. No, non esistono altri metodi, e no, non si può scrivere alcune storia se non utilizzando i tre atti narrativi. In parole semplici, gli atti corrispondono a quello che abbiamo imparato sui banchi di scuola: inizio, svolgimento e fine. Nulla di più, nulla di meno. Sembra una banalità, lo so, ma spesso le trame che non funzionano sono in carenza proprio su questi punti così fondamentali.


Ora, continuiamo: la costruzione in tre atti, ovviamente, può essere spezzata e ricomposta come meglio preferisce chi scrive. Questo significa che quasi mai troveremo, nella narrativa contemporanea, una narrazione cronologica pura, che segua cioè i tre atti nell’ordine degli avvenimenti della storia, senza alcuna interruzione, spezzettamento o varie.


Cerco di essere ancora più precisa: gli atti della storia sono tre, ma possono essere sezionati in molte parti e disposti poi a tavolino nella narrazione come meglio si crede. Ad esempio, una narrazione potrebbe iniziare dalla fine, e riprendere poi l’inizio e lo svolgimento. Questo lo vediamo, per l’appunto, in Cime Tempestose (se avete visto la lezione per l’università di Palermo me lo avrete già sentito dire, la trovate free nell’articolo di riepilogo di giovedì scorso). In più, gli atti possono essere spezzati. Quando, ad esempio, si inizia dalla fine, solitamente non si scrive tutto il terzo atto, ma la sua fine-fine o il suo inizio. Mettiamo il caso di dividere il terzo atto in due parti. La seconda viene esposta come inizio della storia, poi si passa all’atto 1 (inizio cronologico) e all’atto 2 (svolgimento cronologico) e infine all’atto 3 parte prima, ovvero il come si sia arrivati a quel punto. Nelle serie tv moderne questa struttura è la più utilizzata, soprattutto nelle serie thriller o investigative (per esempio in Le regole del delitto perfetto). E questa è più o meno anche la struttura di Cime Tempestose. Ma le strutture possono essere, potenzialmente, infinite, per questo motivo leggiamo ancora libri sorprendendoci. Ad esempio, dividendo il primo atto in tre parti e il secondo in due avremmo una struttura simile: parte 1 atto primo, parte 2 atto secondo, parte 2 atto prima, atto terzo, parte 3 atto primo, parte 2 atto primo. Sembra follia, ma il tutto sta non nel quando le cose avvengono (ordine cronologico), ma in qual è la chiave per capire il romanzo (ordine d’intreccio). In quest’ultima ipotesi, probabilmente si trova nella seconda parte dell’atto primo, che mettiamo appunto nel finale della storia.


Ora, veniamo agli altri due elementi. La fabula e l’intreccio. La distinzione la conosciamo tutte, quindi veniamo ai livello.


La fabula principale è la fabula, ovvero l’ordine cronologico degli eventi principali della narrazione in presente narrativo (la storia, insomma, che ci interessa per il finale presentato nel romanzo). A questa fabula principale si possono aggiungere infinite, o quasi, altre fabule. Secondaria, terziaria e così via. Di livello in livello, la fabula assume contorni sempre meno inerenti al presente narrativo della storia (la trama, diciamo, che ci interessa), ma che comunque concorrono a darle senso. Questi elementi possono riguardare ricordi, sottotrame, atmosfere e tanto altro che concorre a creare, appunto, non solo un chiarimento alla fabula principale, ma anche il worldbuilding. Lo stesso identico ragionamento si farà con l’intreccio, considerando però che le sue componenti sono relative alla struttura degli atti detti prima, cioè il come gli eventi vengono esposti sulla pagina.


Insomma, so che è un argomento complesso e che attiene alla narratologia, ma prima lo imparerete e meglio saprete interpretare le strutture narrative.


Spero di avervi dissipato qualche nebbia, nel caso, vi ricordo che sono qui per rispondere alle vostre domande, quindi sfruttatemi.

A domani con un altro approfondimento,

Grazie!

G.


p.s.vi ricordo che condividere la vostra esperienza del LAB sui social, con storie, estratti delle lezioni o degli articoli e quant’altro mi sarà utilissimo per promuovere la prossima edizione; quindi, fin da ora: grazie a chi lo farà!

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