#10 – Il tempo
Buonasera, laboratorianti!
Avete dato un’occhiata alle risposte e alle modifiche della nostra C.A.? Come vi sembrano, adesso, gli spazi nel romanzo? A me decisamente migliorati, ma lo vedremo insieme domani.
Oggi, parliamo del tempo.

No, non del tempo del tipo che bel sole, che pioggia!, ma del tempo che impieghiamo nel nostro lavoro. Ieri ho pubblicato un annuncio di ricerca collaboratrici e mi sono dovuta scervellare sulla paga oraria da offrire, sul tempo minimo di cui avevo bisogno, su quello massimo e in cosa, effettivamente, questa persona potesse aiutarmi.
Nonostante io lavori da anni in editoria, nel corso del tempo e con i cambiamenti di vita privata (che condizionano il lavoro, poiché mai dovrebbe essere il contrario), il tempo impiegato in determinate attività ha subìto non poche – e non poco drastiche – modifiche. Per alcune cose (come le letture integrali, la scrittura delle IV, l’editing in secondo giro), ho diminuito il tempo di lavoro, perché le svolgo molto più velocemente dell’inizio; per altre, invece (come la stesura dei preventivi, dei contratti, le prove gratuite), ho notato che il tempo si prolunga inesorabile, poiché mi concentro su attività più complesse, sapendo che queste attività, seppur fondamentali, me ne rubano troppo. Insomma: il tempo è cambiato.
Eppure, una delle primissime cose che mi è stata insegnata all’inizio del mio percorso è stata proprio il saper gestire le scadenze, il tempo impiegato al lavoro, e il saper distinguere un tempo di qualità da uno necessità. Dunque, iniziamo da questa distinzione.
Il tempo di qualità è quel tempo impiegato a svolgere effettivamente il lavoro. Quello speso per l’editing, per le letture, per le call, per la scrittura delle sinossi o delle IV eccetera.
Il tempo di necessità è quello speso a formulare preventivi, a svolgere le prove gratuite (il nostro rischio d’impresa), a rispondere alle mail, a fare pubblicità eccetera.
Partendo da questa distinzione, mi sono resa conto (ormai da un bel po’) che il tempo di necessità sovrastava quello di qualità, e questo è un buon segnale: significa che avete tanto lavoro – e, nel mio caso, significa che non ce la posso fare da sola.
Ora, veniamo al nocciolo di questo approfondimento: come strutturare al meglio il nostro tempo di qualità? Quello che vi espongo appena sotto è il mio metodo, che nasce e si modella secondo le mie esigenze di vita e le mie comodità, quindi potrebbe non essere il vostro, ma potete prenderne spunto.
Il mio cervello lavora meglio al tempo di necessità di mattina e nel tardo pomeriggio (infatti, questo articolo lo sto scrivendo alle 8:24, e ricordo di aver scritto la sua bozza dopo le 18:00 di un lunedì di settembre), quindi solitamente se ricevete una mia mail è o molto presto o molto tardi (rispetto al classico orario di lavoro 8:00/17:00). Dovete pensare alla suddivisione della vostra giornata e farvi qualche domanda: quand’è che riesco a scrivere meglio una mail? Quand’è che so concentrarmi bene su progetti ripetitivi (come la stesura di un preventivo), e quando su attività variabili (come l’editing)?
Ad esempio, le mie letture integrali e il lavoro di editing si svolgono principalmente fra le 14:00 e le 18:00, mentre cerco di fissare le call di mattina, per quanto possibile, poiché so essere più ricettiva e sono decisamente meno stanca rispetto alla giornata passata. Inoltre, nonostante non lo sopporti, lavoro meglio e più velocemente sotto pressione: mi ritrovo spessissimo a iniziare cose (mail importanti, editing, letture, progetti nuovi) poco prima del pranzo o della cena, come se il dover “correre” per finire qualcosa entro un determinato tempo mi spingesse a farlo meglio. Più velocemente. È una cosa buona? Probabilmente no! Ma è come funziono io, e ci posso fare ben poco. Dunque, prima di tutto, imparate a capire come funzionate voi.
Ora, qualcosa di più pratico: come stimare il nostro tempo?
Un consiglio su tutti, a prescindere dal metodo che avete: cronometratevi.
Quanto ci mettete a leggere un cartella? E una cartella fantasy? E una romance? E una scritta benissimo? E una scritta malissimo?
Quanto ci mettete a editare una cartella? E le variabili dette sopra?
Stimate il tempo di lavoro di qualità, prima di fare un preventivo, e cronometratevi per capire, anche, quand’è necessario fare una pausa. Per esempio, di mattina io inizio solitamente entro le 10:00 (ma ultimamente molto prima) e la prima pausa è verso le 12:00, così ho ancora un’oretta prima di pranzo. Nel pomeriggio, invece, se inizio alle 14:00/14:30 mi devo fermare intorno alle 16:00 e riprendere dalle 16:30 alle 18:00/18:30.
Provate a studiare una vostra giornata, senza imporvi, all’inizio, degli orari: quando sentite che è il momento di fermarvi? E quanto dura solitamente la vostra pausa? Ad esempio, io non sforo mai la mezz’ora e magari ne faccio di più e più brevi, come una di dieci minuti ogni ora. Ma non è una cosa che ho pensato, semplicemente, di nuovo: funziono così.
Ora, una volta stimato il vostro tempo, imprevisti esclusi, provate a capire quanto effettivamente riuscite a lavorare di qualità in un giorno. Io ho fatto una media per voi nell’ultima settimana, e ho calcolato le mie ore di qualità rispetto a quelle di necessità. In allegato qui sotto trovate la tabellina che ne è venuta fuori. Vi ho lasciato un template vuoto che potete utilizzare, se vi va, per fare lo stesso esperimento.
Ovviamente, queste ore poi si devono tradurre in guadagno: ché non si lavora per la bellezza, non solo, almeno. Ma di questo, della romanticizzazione eccessiva del lavoro si libri, ne riparleremo.
Per ora: cronometro alla mano!
E a domani!
G.
p.s. fatemi sapere come va, sono curiosa!